di Federica Caravello,
25 anni, assistente sociale, coordinatrice gruppi formativi per adolescenti presso Oratorio Salesiano Don Bosco, Ranchibile, Palermo
Quando, a poco meno di 18 anni, sono entrata per la prima volta in oratorio, ho sentito subito che era un luogo speciale e da quel momento la sensazione di carica e di serenità che mi procura lo stare lì non è più cambiata. Ricordo lo stupore che ho provato la prima volta nel vedere tanti ragazzi vivere con grande naturalezza la vicinanza alla Chiesa e a Don Bosco. Nel tempo, altre occasioni mi hanno fatto sperimentare la dimensione dell’amore dei giovani per questo santo e di una Chiesa davvero Universale.
Due anni fa ho iniziato a partecipare agli incontri della Scuola di mondialità organizzati dai Salesiani di Sicilia in collaborazione con il VIS (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo). È stata una grande opportunità di crescita spirituale, personale e professionale. Un percorso durante il quale abbiamo discusso di interculturalità, di integrazione e di diritti umani e che quest’anno mi ha portato al Campo Lavoro in Senegal insieme all’associazione Don Bosco 2000.Dal 2011, l’associazione realizza interventi volti a favorire l’accoglienza di migranti di ogni nazionalità e dal 2017 ha intensificato le proprie attività con progetti di “migrazione circolare” volti a favorire, attraverso la formazione di giovani migranti, lo sviluppo nei loro paesi d’origine, in particolare Senegal e Gambia.
Dal 2011, l’associazione realizza interventi volti a favorire l’accoglienza di migranti di ogni nazionalità e dal 2017 ha intensificato le proprie attività con progetti di “migrazione circolare” volti a favorire, attraverso la formazione di giovani migranti, lo sviluppo nei loro paesi d’origine, in particolare Senegal e Gambia.
Il Senegal è uno stato dell’Africa occidentale, colonia francese fino al 1960, in cui più del 90% della popolazione è di religione musulmana. A Dakar, la capitale, si concentra più di un quarto dei circa 16 milioni di abitanti totali. Il clima tropicale che caratterizza questa regione presenta scarse precipitazioni, spesso concentrate in un determinato periodo dell’anno. Questo rende difficile la coltivazione dei principali prodotti agricoli per il consumo interno come il riso e il miglio. La mission dei progetti dell’associazione Don Bosco 2000 mira proprio a sostenere e incrementare l’agricoltura locale.
Lo scorso 16 agosto, insieme ai responsabili e agli operatori dell’associazione, all’incaricato dell’animazione missionaria dei salesiani di Sicilia Don Enrico Frusteri e ad un gruppo di volontari, siamo partiti per iniziare il campo lavoro a Vélingara, un piccolo villaggio nel cuore della savana in cui non c’è energia elettrica e la popolazione vive in condizioni di estrema povertà.
Lì siamo stati accolti ogni giorno da un centinaio di bambini e ragazzi che, prendendoci per mano, ci accompagnavano sotto un enorme albero che per noi e per loro è diventato il punto d’incontro del nostro “oratorio a cielo aperto”. Insieme abbiamo realizzato un vero e proprio tempo d’estate in stile salesiano, trascorrendo una settimana piena di giochi, laboratori e divertimento, terminando ogni giornata con un piccolo momento formativo sulla vita di Don Bosco.
Durante la nostra permanenza, abbiamo anche incontrato le volontarie del VIS presso l’oratorio salesiano di Tambacounda, poco lontano dalla sede dell’associazione Don Bosco 2000. È stato un bel momento di conoscenza e confronto sulle varie attività e i programmi realizzati dal VIS, in collaborazione con Missioni Don Bosco nelle varie città del Senegal.
Tanti sono i progetti che l’associazione Don Bosco 2000 sta realizzando insieme agli abitanti del villaggio di Vélingara, come le realizzazioni di un orto, di un pozzo e di un pollaio, che noi tutti potremo continuare a sostenere anche da lontano.
Alla fine delle due settimane, chi rientra in Italia, si sente investito di una particolare responsabilità, quella di raccontare e condividere con gli altri quello che si è visto e vissuto in un luogo che non è poi così lontano come crediamo. È necessario riflettere e lavorare su una nuova visione e apertura nei contesti in cui viviamo, anche nella Chiesa di cui ci sentiamo parte. Il confronto con altre realtà aiuta a riportare umanità in una società che impone un modello di perfezione che non ha tempo per i problemi degli altri; una società che non dà spazio alle emozioni, ai sentimenti e non educa all’empatia e al coraggio ma all’egoismo e alla paura.
Come ci ha ricordato Papa Francesco nell’appello ai giovani del Madagascar in occasione del suo 31esimo viaggio internazionale nelle terre africane:
“[…] Il Signore ci chiama per nome e ci dice: “Seguimi!”. Non per farci correre dietro a delle illusioni, ma per trasformare ognuno di noi in discepoli-missionari qui e ora. Vuole trasformarci tutti e fare della nostra vita una missione. Ma ci chiede una cosa: ci chiede di non aver paura di sporcarci le mani. […] Siamo invitati quindi a scoprire il volto di Gesù nei volti degli altri. Mai a isolarsi.
Siamo invitati quindi a scoprire il volto di Gesù nei volti degli altri. Mai a isolarsi.