di Cristiano Tanas, CGS
Continuando gli approfondimenti sul quaderno giovani MGS, questa settimana viene proposto un brano di critica cinematografica sul film St. Vincent dal titolo “Tutti i santi sono nati peccatori”.
St. Vincent è un film del 2014, diretto da Ted Melfi e interpretato da Bill Murray (Vincent), Melissa McCarthy (Maggie), Naomi Watts (Daka), Chris O’Dowd (padre Geraghty), Terrence Howard (Zucko), Jaeden Lieberher (Oliver), Scott Adsit (David), Nate Corddry (Terry), Dario Barosso (Ocinski) e Donna Mitchell (Sandy).
Da poco trasferitasi a Brooklyn, Maggie, madre single, capisce che l’orario di lavoro le porta via quasi tutta la giornata e decide di lasciare il figlio dodicenne Oliver al vicino di casa, Vincent, un pensionato reduce di guerra del Vietnam, con un carattere un po’ scorbutico e dedito all’alcol e al gioco d'azzardo. Il rapporto tra Vincent e Oliver nasce con qualche inevitabile difficoltà, sopporta imbarazzi, equivoci, incertezze, fa i conti con le arrabbiature della mamma che intima all’uomo di non occuparsi più del figlio. Ma certe differenze a poco a poco evaporano, e le incertezze lasciano il posto ad una reciproca stima.
Scorre tutto bene in questa storia esemplare, simile ad un favola contemporanea, ambientata in una Brooklyn dove problemi e difficoltà si accavallano a non finire. Reduce di guerra, Vincent si è “chiamato fuori” dalla vita quotidiana per scegliere la marginalità del drop out. Si ritrova vicina di casa Maggie, che combatte con una giornata troppo corta per farci stare dentro il lavoro, la casa, il figlio adolescente, l’assenza del padre. Quando Vincent e Oliver si trovano a tu per tu, dentro la cornice realistica irrompe la fiaba, e si capisce dove si andrà a parare. Nel senso che Oliver osserva la sregolata quotidianità di Vincent, tra bar, scommesse alle corse, frequentazione di locali notturni, resta perplesso ma a poco a poco impara a conoscere il suo nuovo tutore, fino a definirlo “Santo” sulla base delle indicazioni offerte dall’insegnante della sua scuola. Prima distanti, poi vicini, prima lontani, poi amici.
(Fonte: CNVF – CEI).