Pubblichiamo la riflessione su Don Bosco di un salesiano della Sicilia, in occasione della festa del 31 gennaio.

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Don Bosco non esiste senza Dio, perché è grazie al Padre che in Giovannino troviamo questo splendido accordo di natura e di grazia, è per merito del Figlio che don Bosco ebbe un modello da seguire; grazie alla spinta dello Spirito che riuscì a fare cose che chi gli stava affianco non poteva neanche immaginare

Don Bosco non esiste senza Maria, perché lui stesso, quasi al termine della vita dice “ha fatto tutto Lei”; è Lei che gli fa da maestra nella missione affidatagli nel sogno di 9 anni ed è sempre Lei a proteggerlo sotto il suo manto anche nelle situazioni più difficili

Don Bosco non esiste senza Giuseppe, perché dal padre putativo di Gesù egli impara l’arte del lavoro e dell’umiltà

Don Bosco non esiste senza santi, perché li prende ad esempio come ha fatto con San Francesco di Sales, Filippo Neri e tanti altri. Da chi lo aveva preceduto nella santità, don Bosco prende i tratti, le virtù e ne chiede l’intercessione; consapevole che il Buon Dio poteva compiere in lui le stesse meraviglie che aveva compiuto in altri santi, se avesse risposto Si alla Sua chiamata.

Don Bosco non esiste senza la famiglia: senza mamma Margherita, papà Francesco, i fratelli Antonio e Giuseppe, perché è la family che lo fa crescere anche quando il clima non è dei migliori, anche quando è costretto e rimboccarsi le maniche alla morte del padre. In particolare sarà proprio mamma Margherita la prima a parlargli di quel Dio; che dopo deciderà di seguire per tutta la vita.

Don Bosco non esiste senza don Cafasso, perché ha chiaro fin da subito quanto sia importante avere una guida spirituale, un amico dell’anima che conosce la combinazione del tuo cuore e ne ha accesso.

Don Bosco non esiste senza la sua confessione quindicinale, perché sa che per poter salvare le anime altrui è necessario che egli lavori a salvare anche la sua, di anima. Sa che la confessione è il luogo d’incontro con quel Padre misericordioso sempre disposto a venirgli incontro anche e nonostante le sue mancanze.

Don Bosco non esiste senza il Papa e la Chiesa, perché sa che nella fedeltà al successore di Pietro, chiunque esso sia, ed alla Chiesa che Cristo ha costituito vi è la salvezza, anche quando vi sono incomprensioni.

Don Bosco non esiste senza i suoi sogni, perché sono essi, alle volte, a fargli da “apripista” nelle situazioni più difficili. Essi sono carezze del Buon Dio per lui, carezze che lo invitano a non fermarsi, a puntare in alto a sognare e a far sognare, oggi come allora.

Don Bosco non esiste senza le sue lacrime, perché la vita non gli ha sorriso sempre, ha vissuto momenti di sconforto e di abbandono ma non ha mai lasciato che le lacrime avessero l’ultima parola: questa spettava a Dio ed alla Sua Provvidenza, che non l’hanno mai lasciato.

Don Bosco non esiste senza la preghiera, perché come diranno molti suoi studiosi viveva “come se vedesse l’invisibile”; certo è che la sua preghiera non terminava in Chiesa, ma che si protraeva nel cortile dell’oratorio, a mensa, nei laboratori, a scuola. Era certo che Dio parla nelle situazioni del quotidiano ed è proprio in questo tratto che oggi lo possiamo chiamare “contemplativo nell’azione”.

Don Bosco non esiste senza i suoi salesiani, perché comprende che nella missione giovanile è necessario che ci sia una comunità che educhi e che testimoni la propria vita. Avere dei fratelli con cui condividere tutto, le gioie ed i dolori; consapevole che  vivere e lavorare insieme è un’esigenza fondamentale.

Don Bosco non esiste senza i suoi collaboratori siano essi sacerdoti o laici, perché il nostro Giovanni sa che ha bisogno di tutti, che da solo può fare molto ma che insieme può andare lontano. Non ha paura a chiedere una mano quando non ce la fa, anche se vuole dire umiliarsi.

Don Bosco non esiste senza i giovani, perché ad essi ha dedicato tutta la sua vita, per essi si è speso fino all’ultimo respiro senza sosta e sempre con gioia.

In questo giorni di gioia e di festa in cui ricordiamo il nostro padre don Bosco, non possiamo dimenticare che egli è stato “sarto” certamente, ma anche “stoffa” nelle mani del Buon Dio. Ricordare solo don Bosco sarebbe troppo riduttivo per noi, oggi suoi figli; egli con la sua vita ci stimola a fare altrettanto; ci stimola a fidarci e rispondere con cuore sincero al progetto d’amore che il Signore ha per ciascuno di noi e che potrà renderci veramente beati. Sia la festa di don Bosco non solo motivo di riconoscenza e affetto ma anche stimolo per camminare insieme a lui al seguito di Cristo verso il premio più importante da vincere in questa vita: il paradiso.

don Stefano Cortesiano, sdb

Video realizzato da don Alessio Tavilla, sdb