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Anche se imperfetti possiamo essere in comunione con Dio, che è perfetto e può portarci a questo, anche con quei valori che tendono ad allontanarsi dall’amore…

“Sia una funzione y=f(x) definita su un intervallo aperto che contenga il numero a, e che questa funzione non ha necessariamente bisogno di essere definita in questo punto a. Possiamo dire che il limite di f(x) è L quando xsi avvicina o tende al numero a se, e solo se, per ogni numero ε>0 esiste un numero corrispondente δ>0 tale che 0< |x−a|<δ⇒|f(x)−L|<ε.”

Oggi questa definizione non riusciva ad abbandonare i miei pensieri, neanche nell’ora riservata alla preghiera. Ho allora deciso di collegarla alla perfezione e di pregarci. Se f(x) è la funzione vita, se a è l’amore e il valore di L è Dio, posso concludere che il limite della funzione vita quando xtende al numero a, ovvero all’amore, è uguale a Dio, ovvero più x (che è il valore impiegato nella funzione vita) si avvicina all’amore, più la vita si avvicina a Dio, e anche se il valore di a può non essere esattamente l’amore (perché siamo imperfetti), L può essere uguale a Dio, che può avere intervallo zero da noi, ovvero può essere totalmente in noi.

In questo modo non si potrebbe pensare che la perfezione sia un’utopia, perché anche se imperfetti possiamo essere in comunione con Dio, che è perfetto e può portarci a questo, anche con quei valori che tendono ad allontanarsi dall’amore e a far sì che l’intervallo tra x e a non sia zero. È quando sentiamo dire da Dio: “Senza di me non potete fare nulla”.