Il racconto di Giandomenico Odorisio ripercorre gli eventi di Jesolo 2019. 

“I giovani d’oggi non valgono un…” lascio continuare a voi. Recita così la canzone dal titolo “I Giovani d’Oggi” degli Ex-Otago, gruppo divenuto noto al grande pubblico soprattutto grazie alla partecipazione all’ultimo Festival di Sanremo, estratta dall’album “Marassi” dello scorso 2016.

È una canzone di provocazione e scherno nei confronti delle generazioni adulte e nel loro approcciarsi alla realtà giovanile. Il mio intento, in questo breve articolo, non è quello di inasprire uno scontro che per me non esiste, bensì quello di rendervi partecipi di una realtà, come quella degli Eventi Jesolo della nostro territorio MGS Triveneto, che da anni è pronto a far ricredere tutti coloro a cui fa riferimento il testo degli Ex-Otago.

Eh sì, proprio così, perché è consuetudine che ogni anno, a Jesolo, l’adulto incontra il giovane in un progetto di collaborazione articolato in due feste: la Festa dei Giovani e la Festa dei Ragazzi. Entrambe si svolgono presso il Pala Arrex di Lido di Jesolo e incarnano fedelmente un ideale di comunione e collaborazione dove l’età non conta e dove si promuove, a scapito di chi crede che il giusto spazio nella società ce lo si guadagna progredendo con gli anni, il protagonismo dei giovani.

I ragazzi sono direttamente protagonisti di entrambe le esperienze mediante attività formative e di preparazione, i cosiddetti workshop, che coinvolgono le dimensioni della danza, della recitazione e del canto, fino ai servizi in cui la visibilità è minore ma l’apporto è maggiore, come nel caso della security all’interno del palazzetto, gestita dai ragazzi per quanto riguarda la zona palco, o come coloro che si rendono disponibili per montare la scenografia, caricare e scaricare i furgoni con il materiale necessario per la buona riuscita di entrambe le feste, montare il palcoscenico.

Ti invito, caro lettore, a immedesimarti in tutto questo, magari chiudendo gli occhi e provando a pensare, almeno per un momento, che il carisma giovanile non costituisce semplicemente il futuro che si compie quando i giovani saranno diventati “grandi” (che poi, qualcuno mi spiega che vuol dire la parola “grande?), ma che questo carisma è testimonianza concreta di un presente florido e fecondo in cui la storia si scrive oggi, anche mentre adesso stai leggendo. Vorrei fin da subito scongiurare l’ipotesi, che è legittimo che ti venga in mente, che sono colto dal fervore dei giovani anni. Ti contraddico subito perché quando parlo di collaborazione, includo anche la figura fondamentale e imprescindibile dell’adulto, il quale guida, coordina e accompagna le attività del giovane, aiutandolo a tutti gli effetti a fiorire e si contrappone a un’altra figura, quella che globalmente adulta non è, che è “matura” per quanto riguarda l’età anagrafica ma il cui comportamento si declina in due modi, o quello di essere “adultescente” o l’ipotesi, non meno remota, di adottare un sistema per così dire repressivo anziché preventivo, giusto per restare in tema di un grande Santo quale Don Bosco è. Lo stesso Don Bosco, in una Torino industriale di metà Ottocento, ci suggerisce di far mettere le “mani in pasta” ai ragazzi, di lasciare che si sporchino, che vivano la propria vita provocati costantemente dalla realtà. Dall’altra parte, l’adulto non deve abbandonare quel sentimento di amorevolezza, accompagnamento e, in certi casi, di ammonimento che da sempre ha contraddistinto l’attività del Santo all’Oratorio di Torino Valdocco.

Anche negli Eventi Jesolo, la figura fondamentale di educatori e salesiani stimola i ragazzi a un attivismo che non è fine a sé stesso, ma che prevede una coscienza vigile e un cuore sveglio, capace di cogliere le situazioni di bene in cui quotidianamente siamo stimolati a fare del bene su esortazione di Gesù, umano come noi, fragile come noi.

Quest’anno potremmo riassumere il tema delle due feste parlando di “Santità nel quotidiano”, citando Papa Francesco. Un tema molto caro a noi giovani che ci spinge alla ricerca di figure della santità non stereotipate ma estremamente reali e tangibili.

Il tema cardine delle feste verteva sulla figura di un giovane normale, come tutti noi, apparentemente con nulla di speciale ma che ha saputo rendere estremamente concreta la sua esperienza di testimonianza radicata in Gesù con i compagni di scuola, con gli amici più stretti, nello studio, in famiglia e nelle relazioni. Stiamo parlando di Marco Gallo, morto in un incidente stradale in motorino all’età di 17 anni. Abbiamo l’opportunità, in occasione della Festa dei Giovani, di ospitare la famiglia insieme ad alcuni amici e professori.

Fin da subito cogliamo l’occasione di sperimentale l’estrema semplicità e concretezza di questo ragazzo attraverso la testimonianza della mamma Paola, delle sorelle Francesca e Veronica e di papà Antonio. Assieme a loro, rimaniamo sorpresi dalle chiacchierate con gli amici di Marco come Simone, detto “Sean”, e Rebecca: ci parlano di un ragazzo che, seppur vigile nel cogliere la presenza di Gesù nel quotidiano, può permettersi di essere cazzaro, in virtù dei suoi 17 anni. Io ho qualche anni in più, mi sento parimenti cazzaro ma un po’ più lontano da Gesù, forse un po’ tanto, rispetto all’esperienza di Marco. Testimonianze come queste aiutano e incoraggiano i giovani come noi, soprattutto per quanto riguarda la fiducia nel poter fare cose straordinarie senza ambire alla gloria personale, ma nel silenzio e nella discrezione, ricordando soprattutto quel fattore imprescindibile che ci tiene ancorati al terreno, ovvero quello di essere umani e, dunque, mancanti.

Mentre la Festa dei Giovani è un evento rivolto ai ragazzi delle superiori, la Festa dei Ragazzi si rivolge a un pubblico più piccolo che va dalla 3ª elementare alla 3ª media. È un’occasione per vivere, in maniera congrua con l’età dei ragazzi, gli argomenti presi come tema per le feste. Gli stessi ragazzi, accompagnati dai propri animatori, si interfacciano con una realtà che, in quanto positiva e piena di vita, deve essere universale.

Marco Gallo è stato indubbiamente universale, ha raggiunto tutti i 7.000 della Festa dei Giovani e gli altrettanti della Festa dei Ragazzi. Mai come quest’anno è stato raggiunto il vertice della concretezza e della semplicità, quelle prerogative fondanti che animano il desiderio di conoscenza e di coinvolgimento di noi giovani. La figura di Marco ha reso possibile tutto questo, Gesù umano, vero e soprattutto servo ha reso possibile tutto questo. Un Gesù che non basa la sua amicizia con te sulla base della tua filosofia e del tuo teologizzare, ma sull’aiuto e sul supporto dei più deboli e dei più semplici, dei più umani…proprio come lui.